Quando sono partita per il Bhutan nell’agosto 2013 le aspettative erano molto alte e temevo, come spesso accade, di tornare delusa per aver sognato ad occhi aperti.
Oggi, a distanza di quasi un anno, devo ammettere che soltanto pronunciare il nome di questo Paese o vederne una foto, mi commuove, una grande gioia sale dal profondo del cuore, la gioia di essere stata in luogo “sacro agli dei”.
Il Bhutan non lo si visita, lo si vive, come scendi dall’aereo mi sono sentita avvolta in un abbraccio magico che mi ha portato in un’atmosfera al di là del tempo, il Bhutan è lontano, veramente lontano…
A lungo mi sono chiesta cosa fosse successo veramente, dato che poco o nulla di quello che mi aspettavo si è avverato: lunghe meditazioni con monaci tibetani, svariati momenti di silenzio e raccoglimento, cerimonie, preghiere, canti.
E’ stato così solo in poche occasioni, apparentemente, poi mi sono resa conto che tutto quello che mi circondava era una preghiera, un cerimoniale, un simbolo di sacralità e spiritualità.
Scendo dall’aereo della Druk Air nel Paese del Drago Volante (Druk Yul), l’unico volo della giornata, hanno infatti solamente due aerei che fanno voli intercontinentali e vengo accolta da un grande cartellone pubblicitario, l’unico di tutto il Paese, che raffigura la giovane, bellissima coppia reale nel giorno del loro matrimonio. La fiaba stava iniziando e ancora non lo sapevo…
I Bhutanesi non fumano, hanno fiumi pescosi ma non pescano e non mangiano ne carne ne pesce, non hanno fabbriche, c’era una grande segheria, ma è stata chiusa perché avrebbero dovuto abbattere troppi alberi, sono rimasti solo nuclei semi artigianali.
Producono corrente elettrica, grazie ai fiumi dalle abbondanti acque, ma non si vede nessuna centrale elettrica, per non deturpare il paesaggio.
Le scuole, gli ospedali, le cure mediche, sono gratuite.
L’ospedale
C’è una sola strada, parzialmente asfaltata, che attraversa il Paese e molti sentieri che collegano i vari villaggi anche in alta quota, che si possono percorrere solamente a piedi.
Le leggi sono state scritte per accontentare il resto del mondo, perché loro hanno sempre vissuto così, senza imposizioni, seguendo leggi interiori in armonia con la natura, l’ambiente, con il fluire della vita e delle stagioni.
In Bhutan vivono in modo molto semplice, ma non sono poveri e non sono arretrati, internet e la televisione ci sono, ma non hanno stravolto le loro vite, le novità vengono accolte senza turbamenti.
Continuano a vestire l’abito tradizionale, a condividere il cibo con i monaci e con gli anziani che passano le giornate a pregare, non per se stessi o per la loro salute, ma per la pace nel mondo, per il giovane Re e Consorte, per tutti i giovani del mondo.
La Meditazione è nella vita di tutti i giorni, è nell’aria, è in tutte le cose che fanno, nei loro movimenti, negli atteggiamenti, nei loro sguardi, nei loro sorrisi, nelle loro tradizioni, consuetudini e abitudini.
E’ questo che li rende speciali e rende unico il luogo in cui vivono, sono immersi nella spiritualità integrata nei bisogni, nelle esigenze della vita e del progresso.
E i volti parlano, silenziosi, sorridenti, presenti, sereni, accoglienti.
L’aria rarefatta dall’altitudine, fresca, frizzante, avvolge mente e corpo.
Ci sono tante risaie, coltivazioni di patate, pascoli, mucche felici che fanno un latte che profuma di prato, mucche svizzere, portate dagli occidentali che volevano introdurre il “progresso”, ma di caseifici ne ho visto solo uno! hanno desistito, qualcuno si è sposato ed è rimasto a vivere lì, aveva capito…
Il caseificio
Non sono i pochi Hotel stile occidentale la migliore sistemazione per i turisti, ma le Guesthouse, pulitissime, spartane ma accoglienti, quelle in montagna sono in legno profumato, ci vive l’intera famiglia allargata, che “accudisce” l’ospite con il meglio che ha, un tè, due biscottini nel salotto di casa dove la stufa a legna la sera è sempre accesa, vuoi un dessert dopo cena? eccoti le meline rosse dell’albero del giardino, asprissime, non c’è altro e allora ci siamo comperati i biscotti (secchi) in un negozietto, importati dall’India, perché non esistono pasticcerie. Ci sono le banche e gli sportelli bancomat, ma non ci sono pasticcerie, forse due in tutto il Paese, in città, perché? Perché i dolci fanno male alla salute!!! Eh già!
La nostra Guesthouse
Ci sono stati anche momenti impegnativi, perché le strade di fango, dopo la pioggia e qualche frana, non sono molto rassicuranti, soprattutto se guardi lo strapiombo… e quando sono scesa dal pulmino in lacrime per la tensione e il panico, la nostra guida mi ha detto: “non avere paura, andrà tutto bene, recita questo mantra, ti darà forza e coraggio” ehhh…, senonché poi, nel monastero che abbiamo visitato, le monachelle offrivano medagliette raffiguranti il mantra della Tara Verde, una divinità potentissima che dona forza e coraggio, ne ho prese 4! non si sa mai….
Om Tare Tuttare Turè Sohà
Ovunque girano liberi e ben tollerati, cani di ogni tipo che di giorno dormono e di notte abbaiano ininterrottamente, soprattutto a Thimphu la capitale, protetta dall’enorme statua del Buddha Dordenma Shakyamuni posta in cima alla collina all’entrata della valle. Due notti a Thimphu, due notti insonni, sembrava che i cani rincorressero gli spiriti della notte e allora ho visualizzato la statua del Buddha e mi sono collegata al suo terzo occhio, formato da una rosa di diamanti, prezioso regalo di uno sponsor thailandese e ho pregato, recitato mantra, ho meditato e al mattino mi sono alzata fresca e vigorosa come se avessi riposato tutta notte, ”energie misteriose….”.
E poi ci sono i cieli e le nuvole e le nebbie che calano all’improvviso, soprattutto sui passi ad alta quota (3500/4000m) e il vento le dissipa e le riporta, il tempo di fare una foto e via, cambia l’atmosfera, il paesaggio.
Chorten, monumenti funebri commemorativi che contengono le ceneri dei defunti.
La vita scorre lungo il fiume attraversato da ponti che collegano due mondi oltre che due rive, così come porte ed archi che raccontano di “passaggi” e rituali antichi.
Porte o portali?
Le bandierine di preghiera sventolano ovunque, sui passi di montagna, presso i monasteri, vicino ai Chorten, con i mantra che vengono recitati e portati dal vento.
Sulle bandierine si possono mettere i nomi delle persone alle quali si dedicano le preghiere.
Nei monasteri vivono e studiano molti giovani monaci, che terminati gli studi scelgono se prendere o meno i voti e la popolazione li sostiene con offerte di cibo e donazioni.
I bimbi poi, sono di una bellezza struggente…..
Dominano gli Dzong sulle valli, monasteri fortezza appollaiati sulle colline, che poi sono montagne dato che si trovano quasi a 3000 m e oltre.
All’entrata degli Dzong si trovano le ruote di preghiera che monaci e fedeli girano come atto di preghiera
Si entra sempre a capo scoperto, anche se diluvia e non si può tenere aperto l’ombrello mentre si attraversano i cortili interni…. i bhutanesi vestono una stola sull’abito tradizionale di colore diverso secondo il gruppo di appartenenza e i turisti devono avere un abbigliamento decoroso.
Gli Dzong custodiscono splendidi affreschi che narrano storie, miti, leggende affascinanti, come l’affresco che raffigura la bella fiaba di Thuenpa Puen, che significa relazione e cooperazione tra gli animali rappresentati: il possente elefante che ha bisogno dell’agile scimmietta per raggiungere il frutto sull’albero e non ci sarebbe l’albero se l’uccello non avesse mangiato il frutto, facendo cadere il seme a terra e il seme non si sarebbe sviluppato in un albero se il leprotto non avesse concimato la terra. L’elefante, la scimmia, l’uccello e la lepre simboleggiano inoltre i quattro elementi: terra, acqua, fuoco, aria, che cooperando permettono la vita e la sua ciclicità.
E poi c’è l’affresco di Yama, Signore della morte, considerato il primo uomo che morì dopo aver espiato le proprie colpe e che trovò rifugio presso la dimora celeste; in virtù di questo suo primato, ottenne il controllo sui defunti. Yama tiene tra le fauci i diversi regni dal più basso, abitato dagli spiriti famelici, al regno degli animali, degli uomini, dei semi-dei e degli dei.
Il Mandala Cosmico, una spirale cosmica, mappa del mondo secondo la cosmologia tibetana che mostra l’intricata danza del sole, della luna e altri pianeti intorno al Monte Meru considerato l’asse dell’universo geocentrico. Nel cerchio interno, si vedono i quattro continenti con le loro isole nell’oceano cosmico.
Il Mandala Astrologico e il Mandala del Mantra di Chenresi, il Buddha della Compassione. Il suo mantra Om Mani Pedme Hung è stato inserito in ogni aspetto dell’attività umana in tutto il paese, le sei sillabe significano letteralmente: “Il gioiello è nel loto”.
Ogni monastero ha un affresco del Guru Rimpoche, lo si riconosce facilmente perchè viene sempre rappresentato con i baffetti, da solo o con una delle sue mogli, è considerato il primo e più importante diffusore del Buddismo in Tibet, e la leggenda narra che sia arrivato in Bhutan in groppa ad una tigre. A lui è dedicato il Tiger Nest, monastero simbolo del Bhutan sospeso tra le rocce a 3120 m sopra la valle.
Alla partenza….
Due ore di salita compresi 900 scalini finali e quando sono arrivata lassù in cima, avevo la sensazione di aver lasciato tutto il superfluo, l’inutile che mi appesantiva alle mie spalle, la gioia aumentava ad ogni passo, ad ogni scalino mi sentivo perfettamente integrata nel luogo, con la roccia, con la cascata i cui spruzzi mi avevano purificato.
E l’Anziano, appena incrociato, con una gerla di legna sulle spalle, mi benedì con il suo sguardo bambino, donandomi una sensazione di leggerezza, di benessere e serenità che mi porto dentro, nel profondo.
Grazie Bhutan.
Marzia Defendi
Nella sezione video trovate ulteriori fotografie accompagnate da musiche originali del Bhutan che vengono utilizzate per cerimonie e rituali.