Ho iniziato a lavorare su di me diversi anni fa e spesso mi sono fermata, arenata, scoraggiata per la fatica, perché i risultati erano minimi e a volte non duravano nel tempo; avevo la sensazione di dover ricominciare sempre da capo. Frustrante, eppure non ho mai mollato, ho sempre ripreso con rinnovato entusiasmo accogliendo nuovi-antichi insegnamenti.
Recentemente ho deciso di sperimentare un insegnamento, che già conoscevo, ma che non praticavo in quanto mi sembrava troppo vago, impreciso, per una mente strutturata e abituata a fare fatica come la mia… Quando ho sentito che poteva funzionare, in realtà stava già funzionando, non è successo subito perché ogni pratica equivale ad un allenamento e ci vuole tempo, perseveranza e soprattutto fiducia, lo stavo mettendo in pratica nella mia vita e i piccoli risultati ottenuti mi incoraggiavano.
L’insegnamento così diverso da quelli finora incontrati è quello di ARRENDERSI, cioè:
- smettere di lottare
- smettere di andare contro sé stessi. (Contro chi poi, dato che in realtà non ci conosciamo neanche…)
- smettere di voler cambiare a tutti i costi, perché così come sono non mi piaccio, non vado bene
Se mi arrendo cosa succede? Succede che posso ascoltare, ascoltare come mi sento, cosa si muove dentro quando vivo una determinata situazione, quando sto facendo una certa azione, quando arriva quell’emozione che mi porta fuori dalla mia zona di comfort e riconoscere che quello che sento, l’emozione che provo è mia, che la sentirò sempre, che sia gioia, che sia sofferenza, disagio, paura, piacere, rabbia… é mia mi appartiene, è inutile negarla e soprattutto giudicarla.
Arrendersi non significa “lasciar andare”.
Molti sono i maestri che dicono di lasciar andare la rabbia, l’aggressività, l’insofferenza che insorgono frequentemente nella nostra vita, ma non è come dirlo; ho lavorato molto sulle emozioni negative, quelle che generano sofferenza, ma a parte qualche breve periodo di grazia, dovuto principalmente a fattori esterni, a situazioni particolarmente gradevoli, le ho sempre ritrovate lì intatte, belle come il sole e pronte a scatenarsi.
Ma se mi arrendo, c’è una cosa che posso fare ed è osservare la situazione, posso analizzare la realtà come sta avvenendo sotto i miei occhi in quel momento, mentre sta succedendo, mentre sto sentendo quell’emozione, così da imparare e conoscere cosa mi fa soffrire, quando, in quali circostanze.
“Se imparate ogni momento, ogni minuto, se imparate osservando e ascoltando, se imparate guardando e agendo, allora vedrete che imparare è un movimento costante senza passato.” J.Krishnamurti.
Imparare è un movimento legato al presente ed è quello che sto facendo, oggi quando provo emozioni negative sapere da dove arrivano mi permette di ridurre la durata, non l’intensità, ma abbreviarne il tempo sì.
Ho cambiato punto di vista, ho smesso di lottare, di vivere contro, di escludere e sto imparando a non scegliere bensì ad includere, a prendere ciò che arriva anche quando è difficile, sconosciuto, non rassicurante, perché mi permette di conoscermi sempre un pò di più.
E come sempre per me l’aiuto più grande viene dalla pratica della meditazione, il collante che mi tiene insieme, che ha in me radici profondissime, che mi sostiene, mi guida e che nella mia vita evolve insieme a me .
“Meditazione non è controllo del pensiero, è essere consapevoli di ogni pensiero e di ogni sentimento, senza mai dire se è giusto o sbagliato, ma osservarlo e muoversi con esso”. J. Krishanamurti